Il ruolo dell’Isteroscopia

Il sanguinolento anomalo uterino (AUB)  rappresenta una delle maggiori cause di richiesta di consulenza ginecologica con una prevalenza stimata dal 11 al 24 per cento delle pazienti per una età compresa tra 36 e 40 anni.

Nel 5-10 per cento delle pazienti in post menopausa può essere associata a patologia maligna. 

In età fertile la presenza di patologia endocavitaria è frequentemente  associata  a riduzione di fertilità, insuccesso gravidico  e anemizzazione.

La classificazione FIGO (Federazione Internazionale di Ginecologia e Ostetricia) PALM – COEIN definisce le possibili cause  di sanguinamento anomalo uterini: 

Polipi (P), Adenomiosi (A), Leiomiomi (L) Lesioni maligne del corpo dell’utero (M), Coagulopatie/emopatie (C), Disfunzione ovarica  (O), Disfunzione endometriale (E), Iatrogene (I), Non ancora classificate (N). 

LA DIAGNOSI

Il percorso di valutazione del sintomo ( AUB ) prevede la visita specialistica ginecologica, l’ecografia pelvica transvaginale, la ricerca di germi cervico-vaginali (tampone vaginale), il prelievo citologico (PAPTEST) associato alla ricerca del papillomavirus (HPV DNA test)  e l’eventuale esame colposcopico per l’esecuzione di biopsie mirate (istologico) a conferma delle eventuali anomalie riscontrate.

IL RUOLO DELL’ECOGRAFIA GINECOLOGICA

Lo sviluppo di apparecchi ecografici  sempre più performanti  permette oggi di orientare lo specialista in presenza di un  ispessimento endometriale anomalo sia nelle pazienti oncologiche (terapia con tamoxifene) sia nelle pazienti in menopausa con il riscontro di polipi endometriali  con potenziale  rischio di neoplasia.

Nelle le pazienti in età  fertile  permette  la diagnosi di adenomiosi, Miomi uterini e loro localizzazione, anomalie anatomiche con  diagnosi di setti uterini  e nella pazienti sottoposte a taglio cesareo la dimostrazione di un istmocele . 

IL RUOLO DELL’ISTEROSCOPIA

La presenza di lesioni ecografiche del corpo uterino raccomanda l’esecuzione di una isteroscopia cioè di una valutazione della cavità con esame endoscopico.

La procedura  prevede il posizionamento su lettino ginecologico  e senza utilizzo di valve , speculum  o pinze (senza contatto per ridurre il disagio) , l’introduzione di strumenti miniaturizzati che attraverso la vagina (tempo vaginoscopico) vengono introdotti all’interno del canale cervicale fino nella cavità uterina. 

Durante il passaggio dello strumento viene utilizzato un mezzo di distensione liquido (soluzione fisiologica sterile) per permettere la distensione delle pareti e  visualizzare  la le lesioni  e definire il loro trattamento.

La  moderna tecnologia  ha permesso di trasformare  sempre più frequentemente  tale metodica  in una procedura che in passato prevedeva il tempo diagnostico e il tempo operativo (asportazione delle lesioni), in un unico tempo con immediato (see and treat) per l’esecuzione di biopsie endometriali, l’asportazione di polipi fino al 1,5/2 cm e piccoli Miomi ( <1,5 cm), la metroplastica ( asportazione di setti uterini ) e il trattamento dell’istmocele.

Nel canale operativo dell’isteroscopio infatti possono essere introdotti  strumenti meccanici (microforbici e pinze) oppure elettrodi sottili o fibre laser senza che ciò aumenti il disagio per la paziente che quando è presente può essere assimilato al dolore crampiforme del ciclo mestruale .

In molti casi tale procedura può essere effettuata  se la paziente non presenta controindicazioni in ambiente ambulatoriale (CAC) con o senza assistenza anestesiologica.

Le patologie endocavitarie di grosso volume vengono invece trattate con strumenti di calibro superiore   con la necessità di dilatazione della cervice uterina con anestesia.

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